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Redazione Il Biondino della Spider Rossa

Podcast. "Il Colpevole Perfetto. La storia sbagliata di Lorenzo Bozano e Milena Sutter"

Published about 1 month ago • 11 min read

"Il Colpevole Perfetto. La storia sbagliata di Lorenzo Bozano e Milena Sutter". Podcast

"Ti concentri sugli indizi. Ma ti sfuggono le tracce...
(dal film I segreti di Wind River)

Lo scarto tra verità e racconto

"Non mi hai mai chiesto cosa pensi del mio caso", mi disse un giorno Lorenzo Bozano. Eravamo a Genova, nel 2016, in una tiepida giornata di primavera, al ristorante Vegia Zena dove andavamo di solito.

Lorenzo era in permesso dal carcere, prima di ottenere la semilibertà. Aveva già scontato quasi 40 anni di detenzione, con l'imputazione di essere il sequestratore e l'omicida di Milena Sutter, 13 anni, nel maggio del 1971.

Ricordo che mi fissava. Trovandomelo di fronte, con alle spalle la vetrata del ristorante, non avevo modo di sottrarmi alla sua affermazione. Nel suo dire c'era ovviamente una domanda: "Mi ritieni colpevole o innocente?".

Gli risposi in modo diretto, come si era soliti fare quando ci parlavamo: "Quando mi dirai cos'hai davvero fatto quel pomeriggio del 6 maggio del 1971, quando Milena Sutter sparisce all'uscita della Scuola Svizzera, allora crederò alla tua innocenza".

Lorenzo Bozano sapeva che non ero un innocentista. E che non ero neppure un colpevolista. La potenza del racconto giudiziario e mediatico portava pure me, se mi distraevo, a pensare: "È lui, è Bozano il colpevole della fine prematura di Milena".

Poi, però, l'esame delle carte processuali, le tante notizie filtrate attraverso i giornali, l'ascolto di testimoni importanti del caso, mi dimostravano che la sentenza di condanna all'ergastolo di Lorenzo Bozano, nel 1975, era infondata. Anzi, a dirla tutta, era proprio una vergogna.

Lo studio del caso di Milena Sutter e lo studio del caso di Lorenzo Bozano – perché i casi sono due, anche se per brevità pure io uso l'espressione Caso Sutter-Bozano – mi hanno fatto vivere la stessa esperienza dei testi di Filosofia all'Università di Padova, nella seconda metà degli Anni Settanta. Ovvero lo scarto tra apparenza e sostanza, tra fenomeno ed essenza, tra racconto e verità sostanziale dei fatti.

Ho del resto sempre pensato che la verità – sulle vicende di Milena e Lorenzo, che un genio della narrazione ha fatto incrociare – sia scritta davanti a noi. Che sia scritta nelle carte, nei testi dei processi, negli articoli dei giornali.

Occorre avere gli occhi giusti, tuttavia, per poterla cogliere, quella verità. È una verità, peraltro, approssimabile. Non è una verità facile da cogliere.

Come accade in Filosofia, a pensarci bene.

Per avvicinarci un poco alla verità, grazie al lavoro di sound design di Giuliana Corsino, ho messo in campo il podcast "Il Colpevole Perfetto. La storia sbagliata di Lorenzo Bozano e Milena Sutter".

Scrive il giudice istruttore, nel 1972, nella sentenza con cui rinvia a giudizio Lorenzo Bozano: "II delitto è stato compiuto con modalità assolutamente anomale, quali l'immediata uccisione della vittima e soppressione del suo cadavere prima ancora della richiesta di riscatto, e con una concentrazione massima dell’azione criminosa: circostanze tutte eccezionali nei casi di sequestro per estorsione. Già questa fisionomia del delitto rivela che il responsabile agì da solo".

Prosegue il giudice: "Egli inoltre uccise con un'azione di violento afferramento al collo, e soppresse il cadavere 'affondandolo' in mare. Ma è proprio questa l'eccezionale forma di delitto progettata da Lorenzo Bozano, quale risulta dai suoi appunti e dai discorsi fatti agli amici e da questi riferiti (operare da solo, rapire un ragazzo, ucciderlo stringendolo al collo, sopprimerne il cadavere affondandolo in mare, telefonare alla famiglia). In questo 'progetto' il delitto realizzato si cala come un oggetto a struttura inconsueta nel suo stampo".

Dice cosa giusta il giudice istruttore quando afferma che il delitto - con Milena Sutter come vittima - si cala, come un oggetto a struttura inconsueta nel suo stampo, nel progetto criminoso trovato tra le carte del cosiddetto "biondino della spider rossa". Ovvero che si cala in un progetto di rapimento con i tre sinistri verbi: affondare, seppellire, murare.

Peccato che le modalità della morte di Milena e una serie di indizi siano stati "costruiti" per far sì che Lorenzo Bozano aderisse a quella morte e a quegli indizi. L'hanno insomma fatto diventare "Il Colpevole Perfetto".

Peccato, poi, che sia sbagliata la storia sul sequestro e sull'omicidio volontario premeditato di Milena Sutter.

Peccato, per chi si è inventato tutto, che sia sbagliata la rappresentazione di Lorenzo Bozano come lucido rapitore e freddo assassino. E che sia sbagliata pure la figura di
maniaco sessuale e mentitore incallito che gli è stata appiccicata addosso per distruggerlo come persona. Per delegittimarlo come imputato in grado di difendersi dalle accuse.

Quella verso Bozano è stata un'operazione scientifica. E assai ben riuscita, sul piano della narrazione giudiziaria e di quella mediatica.

Questo vuol dire che Lorenzo Bozano è estraneo al caso di Milena Sutter? No. Non mi sento di affermarlo.

Di sicuro, il cosiddetto "biondino della spider rossa" non ha fatto ciò per cui è stato condannato. E, di sicuro, in appello non ha avuto un giusto processo.

Il podcast "Il Colpevole Perfetto" va comunque oltre la vicenda che racconto in sei episodi, sulle piattaforme da giovedì 28 marzo 2024.

È già disponibile online la Prefazione al podcast. E dopo i sei episodi vi è l'intervista a Laura Baccaro, criminologa e psicologa giuridica, che ha svolto una perizia scientifica, nel 2015, a livello psicologico e criminologico, su Lorenzo Bozano.

Il podcast vuole far riflettere sullo scarto tra verità sostanziale dei fatti e costruzione narrativa (giudiziaria e mediatica).

Vuole far riflettere sui diritti di difesa e sul rispetto della persona sospettata, indagata e poi imputata. Vuole far riflettere sul diritto al giusto processo ma, prima ancora, a giuste indagini.

Questo a garanzia anche della vittima e dei suoi famigliari, che hanno il diritto alla verità; e non a una storia poco aderente ai fatti.

Il podcast è stato realizzato con la collaborazione dell'associazione culturale ProsMedia – che si occupa di media education, comunicazione e ricerca sui media – e dell'agenzia giornalistica Corte&Media.

Qui l'articolo di presentazione del podcast, con materiali di approfondimento.

Maurizio F. Corte

(Copertina a cura di Giuliana Corsino)

FILM. "La zona d'interesse". La banale vita quotidiana nell'orrore del lager di Auschwitz

La famiglia Hoss vive in una bella casa con un giardino fiorito: un paradiso. Hanno cinque figli, un cane allegro e dei camerieri. Quest’ultimi tengono in ordine la casa, cucinano e si occupano dei bambini. Tra i loro compiti spicca una strana danza della pulizia degli stivali del capofamiglia, Rudolf Hoss.
Da bravo marito, il signor Hoss si toglie infatti gli stivali prima di entrare in casa. Un valletto li recupera in gran silenzio e li porta al lavello; dagli stivali neri non scende però del fango, ma una sostanza rossa: sangue.
Il regista Jonathan Glazer filma in
La zona d’interesse la banalità del male: una famiglia normale, gli Hoss, a capo di una delle peggiori “industrie della morte”. Quella del campo di sterminio nazista ad Auschwitz.

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FILM & OLTRE. "Le mani sulla città". Il film di Francesco Rosi e l'Italia della speculazione edilizia negli Anni '60

La retorica non risparmia neppure i favolosi Anni Sessanta. Sono gli abbi de La dolce vita di Federico Fellini, rappresentazione di una Roma godereccia in un'Italia del boom economico, dei sogni e del consumismo.
C'è però anche un'Italia assai meno dolce e sognatrice. È l'Italia degli affari e del grande affare dell'edilizia, fonte di evasione fiscale, corruzione e interessi mafiosi.
Le mani sulla città è un film drammatico italiano del 1963 diretto da Francesco Rosi.
Film di impegno civile, è una spietata denuncia della corruzione e della speculazione edilizia dell'Italia degli anni sessanta. Significativa è la didascalia del film che recita: «I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce». Il film, del 1963, è disponibile su YouTube in bassa definizione. È altrimenti acquistabile su
Amazon.

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CINEMA & NOSTALGIA. I migliori film gialli usciti nei cinema nel 1960

Il film giallo - come tutti i racconti dove c'è un enigma da risolvere - ci attrae, coinvolge e affascina. Tra rompicapo, apparenti soluzioni che vengono poi rovesciate e personaggi caratterizzati, il film giallo gode di molta popolarità.
Nel nostro viaggio nel tempo - in questa newsletter c'è più di un riferimento agli Anni Sessanta - qui proponiamo un articolo con i migliori film gialli del 1960.
Tra i nomi dei registi più famosi abbiamo Hitchcock e Truffaut, ovvero il gusto anglosassone della storia inquietante di "Psycho"; e il profumo francese del noir (con toni parodistici) di "Tirate sul pianista".

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POLITICA & CRIMINE. Il sequestro e l'omicidio dello statista democristiano Aldo Moro

L'omicidio di Aldo Moro, lo statista democristiano che ha segnato la Storia dell'Italia repubblicana, è la conclusione di un sanguinoso sequestro - con l'omicidio di tutta la scorta - il 16 marzo del 1978.
Le Brigate Rosse rapiscono Moro, compiono la strage e poi gestiscono il sequestro fino all'omicidio dell'esponente Dc il 9 maggio successivo.
Accadono fatti strani e ci sono conti che non tornano, nella ricostruzione dell'agguato in via Fani, il 16 marzo.
Per questo merita di vedere (o rivedere) la preziosa conferenza pubblica che un grande giornalista, Andrea Purgatori, scomparso nel 2023, ha tenuto cinque anni fa sul Caso Moro. È un'occasione anche per riflettere sull'intreccio tra politica e crimine nel caso dello statista ucciso.

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LIBRI PER PENSARE. "Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia"

Gino Cecchettin, padre della ragazza uccisa dall’ex l’11 novembre 2023, racconta il proprio dolore e la battaglia per cambiare una cultura ostile alle donne. Hai mai provato un grande dolore? La perdita di qualcuno o di qualche cosa che ti mette nell’angolo della notte? La sofferenza sembra insopportabile. Ti chiedi come puoi vivere il tuo futuro.
Ti interroghi sulla possibilità che le cose andassero in maniera differente. E ti fai, alla sommità del disorientamento, la domanda più difficile: perché mi è accaduto tutto questo. "Cara Giulia", il libro di Gino Cecchettin, edito da Rizzoli, è uscito a ridosso dell’8 marzo, Festa della Donna. Giulia, 22 anni, è la ragazza uccisa dall’ex fidanzato l’11 novembre del 2023, nel Padovano.
È un caso di femminicidio. Uno dei tanti, dei troppi, che occupano le cronache italiane e internazionali.
È una delle punte di quell’iceberg che si chiama “violenza di genere”, violenza sulle donne, negazione di diritti e libertà. Trovi il libro "Cara Giulia" in libreria oppure online su
Amazon.

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DIARIO DI BORDO. Com'è nata l'inchiesta sul caso Sutter-Bozano (capitolo 4^)

Una mattina di primavera del 2010, all'Università degli Studi di Verona, una diligente studentessa di Editoria e Giornalismo chiede all'insegnante di Giornalismo Interculturale una tesi di laurea sulla cronaca nera. Il professore esita, vuole pensarci. Poi gli viene l'idea: perché non studiare il caso della ragazzina sparita e morta a Genova il 6 maggio 1971? Da lì si apre un mondo, con esiti inattesi.

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NERA VINTAGE. Anni 50. Il femminicidio in Brianza fatto passare per legittima difesa

L'8 gennaio del 1950, quando Rina Fort va a processo, a Milano, per avere ucciso la moglie e i tre figlioletti dell’amante, sui giornali compare la notizia di un “femminicidio”. A quel tempo non si usava l’espressione femminicidio. Anzi, comunque andasse, la tendenza era quella di scaricare sulle donne le cause di un delitto.
Lo dimostra un articolo uscito il 10 gennaio del 1950, sul quotidiano “La Stampa” di Torino. Un uomo, un industriale di Lissone (oggi in provincia di Monza Brianza), Dante Scagnolari, di anni 63 e vedovo, uccide l’amante, Maria Tremolada, di anni 40 e madre di due bambini, “al culmine di una lite”.
La versione dell’uomo, che pur ferito riesce a parlare ai carabinieri che indagano sul caso, è semplice.
Durante una lite, la donna avrebbe preso la pistola dell’industriale da un mobile e gli avrebbe sparato due colpi. L’industriale, per difendersi, avrebbe quindi sparato due colpi all’amante, uccidendola. Sembra tutto semplice. Tutto lineare.
È un caso di legittima difesa. Ma è proprio così?

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CRIME, JUSTICE AND THE MEDIA. Come i media rappresentano il crimine e la giustizia/2

Crimini e criminali (o sospetti tali) fanno notizia. Interessano le persone, che consumano in modo avido informazioni, film, serie televisive e romanzi sugli eventi di cronaca nera. E su quelli di cronaca giudiziaria.
Possiamo affermare che ciò che come cittadini sappiamo della criminalità, dei reati, della giustizia e di tutto l’impianto giudiziario passa per la quasi totalità dai media. Torniamo su questo argomento, per portare avanti una riflessione strategica sulla giustizia e il crimine.
Con esiti che ci toccano da vicino.

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PODCAST. Audio scelti per riflettere

INDAGINI. IL SERIAL KILLER DONATO BILANCIA

Donato Bilancia, detto Walter (Potenza, 10 luglio 1951 – Padova, 17 dicembre 2020), è stato un criminale e serial killer italiano, condannato a 13 ergastoli per aver commesso 17 omicidi tra il 1997 e il 1998 in Liguria e nel basso Piemonte. Il caso è al centro del podcast "Indagini" (diviso, come di consueto, in due parti) del mese di marzo 2024, scritto e letto da Stefano Nazzi, giornalista del "Post". Un racconto dettagliato sulle azioni criminali di Bilancia, per troppo tempo sottovalutate e non collegate tra loro.

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I migranti dall'Africa e dal Medio Oriente arrivano via mare. Poi c'è una quota che dall'Oriente prende la rotta balcanica. Viene allora da chiedersi, vedendo i barconi di chi emigra arrivare sulle coste italiane: perché non prendono l'aereo come fanno i cittadini sudamericani? La questione migratoria è un tema serio, per questo è importante avere le giuste risposte. Quelle che dà il podcast de "Il Post" su Spotify, con il prezioso lavoro di Luca Misculin.
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ASSANGE. L'UOMO CHE HA SFIDATO GLI STATI UNITI

Assange è uno dei capitoli dolenti della storia recente statunitense. Ex programmatore australiano, da 11 anni Assange è ricercato dalla giustizia americana per la colpa di aver gestito l'organizzazione Wikileaks. Adesso, dopo essere stato confinato nel carcere di Belmarsh nel Regno Unito, Assange rischia l'estradizione e una condanna a più di 170 anni negli USA. Qual è la vera storia del fondatore di Wikileaks? E perché gli Stati Uniti ce l'hanno tanto con lui? Una risposta, su cui riflettere, ci viene dal video podcast (su YouTube) di Nova Lectio.
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Qui ti attende la raccolta completa degli articoli di formazione nell'ambito del crimine, della giustizia e dei media. Le pubblicazioni periodiche sono a cura di Laura Baccaro, criminologa, e Maurizio F. Corte, giornalista investigativo.


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“È bizzarra la bilancia che certi figuri utilizzano per pesare le azioni umane. C'è un Figuro, qua in Italia, che non perde occasione per invitare a mandare la gente in galera; e buttar via la chiave. Poi quando la mordacchia tocca pure lui, allora si diverte a delegittimare i magistrati. Della serie... la giustizia è solo la mia e me la gestisco io”.
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